Mercato Macao
Il nome del mercato deriva dal vecchio modo in cui veniva chiamato il quartiere Castro Pretorio, a poche decine di metri dalla Biblioteca Nazionale e dalla stazione Termini. Nel rione si stabilirono durante il Seicento i Gesuiti, che di ritorno da una missione in Oriente scelsero di battezzare il quartiere Macao. Questo nome rimase fino al dopoguerra e così venne battezzata una piccola via, la cui perpendicolare oggi, via Montebello, ospita il mercato tutti i giorni dal lunedì al sabato.
Tra i banchi del mercato
Il nome del mercato deriva dal vecchio modo in cui veniva chiamato il quartiere Castro Pretorio, a poche decine di metri dalla Biblioteca Nazionale e dalla stazione Termini. Nel rione si stabilirono durante il Seicento i Gesuiti, che di ritorno da una missione in Oriente scelsero di battezzare il quartiere Macao. Questo nome rimase fino al dopoguerra e così venne battezzata una piccola via, la cui perpendicolare oggi, via Montebello, ospita il mercato tutti i giorni dal lunedì al sabato.
"Questo mercatino è uno degli storici della città, ora lo vedete così ma nel passato era più grande, le bancarelle arrivavano fino a via Macao e per un pezzo di via Calatafimi– racconta Elio, produttore agricolo del basso agro pontino - Mio padre già aveva il banco prima della guerra, lui poi ha proseguito fino agli anni Settanta. Nel '75 sono subentrato io che adesso mi faccio aiutare da mio figlio Giovanni".
Il banco di Elio è uno dei quattro dedicati alla frutta e alla verdura, circondato da banchi non alimentari: biancheria per la casa, abbigliamento, scarpe e vestiti per bambini, scarpe firmate e borse di pelle dell'artigianato fiorentino, intimo, costumi da bagno, persino bijoux a un euro nel banco di Ben. Molti sono banchi a rotazione, un giorno qui e un giorno in un altro mercato, qualcuno invece è stanziale, come il signor Elio.
"Quel che la mia terra non produce la compro al mercato generale di Fondi, ma cerco sempre di promuovere soprattutto i prodotti della mia azienda, secondo la stagionalità Per esempio adesso abbiamo carciofi, piselli, fave, le patatine nuove. La nostra clientela è composta soprattutto da mamme che cercano prodotti di stagione, genuini e freschi, ma per gli impiegati e le impiegate che hanno poco tempo per cucinare facciamo trovare anche prodotti semi lavorati: i carciofi puliti (quelli più grandi da cucinare e quelli più piccoli da mettere sott'olio), il minestrone pronto, gli agretti e i fagiolini "capati".
Il paese di Alice
"Vicino al mercato Macao abita un mio amichetto, si chiama Lele. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, piccoli. Lui ha tre fratelli, ma sono tutti più grandi invece lui ha proprio la mia età, solo qualche settimana in più. Quando vado al mercato Macao cerco sempre di andare a fargli un salutino.
La prima volta che ci sono stata avevo solo pochi mesi, mangiavo, dormivo, qualche sorriso e molta... pupù! Quella mattina mi ero girellata tutto il mercato nel marsupio sulla pancia della mia mamma, insieme alla mamma di Lele che lo teneva pure lui nel marsupio. Ad un certo punto un rumore esagerato, un odore inconfondibile, un disastro annunciato... Ho avuto l'impressione che da quel momento tutti guardassero me. Che i signori e le signore dei banchi pensassero: "Questa mi fa scappare i clienti". Per fortuna la casa di Lele sta proprio sopra al mercato, la sua mamma mi ha fornito di tutto: body e tutina puliti, tra l'altro decorati con "Pino" Pooh che è uno dei miei personaggi preferiti... Meno male che nei momenti peggiori ci sono gli amici".
LA RICETTA DI ALICE: Carciofini sott'olio
Dal signor Elio si possono comprare i carciofini freschi già puliti, se invece ve li puliti da soli non fate gli avari e sfogliateli bene che bisogna tenere solo il cuore, quello più tenero. In un tegame cuocere i carciofini in metà vino bianco e metà aceto (utile per scongiurare il botulino, oltre che per dare un gusto acidulo che solitamente piace) con un po' di sale. Una volta sbollentati (circa cinque o sei minuti), scolarli e farli raffreddare. Poi riempire dei barattoli sterilizzati con i carciofini e coprirli di olio extravergine di oliva due dita almeno sopra. Aspettare un giorno o due prima di chiudere il barattolo così che i carciofini assorbano un po' d'olio. Se necessario rimboccare in modo che i carciofini siano completamente coperti d'olio e poi chiudere i barattoli.
Quattro passi più in là
Scendendo dal mercato verso il centro si entra nell'area un tempo occupata dalle Terme di Diocleziano, le più grandi dell'antica Roma, capaci di ospitare fino a 3000 persone. Un'idea delle sue dimensioni la si può avere osservando piazza della Repubblica, che conserva la forma circolare dell'originaria esedra. Quello che invece un tempo era il tepidarium delle terme oggi invece è la Basilica di S. MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI, grazie a un'intuizione di Michelangelo che ne progettò la pianta adattandola all'edificio esistente (come si intuisce già dalla singolare facciata concava), ed evitandone così la totale demolizione. La chiesa – caso insolito, a Roma - presenta elementi di interesse anche per chi apprezza l'arte contemporanea, dalle porte di Mitoraj alla cupola in vetro realizzata da un allievo di De Chirico, fino a un angelo in stile "barocco futurista" - commissionato per il Giubileo del 2000 al pari della cupola - che fa mostra di sé nel vestibolo. Ma le vere attrazioni del tempio sono state realizzate in occasione di un altro Giubileo, quello del 1700, e sono destinate in particolare agli amanti dell'astronomia: sono la meridiana solare e quella boreale. La prima, concepita anche per dimostrare la validità del calendario gregoriano introdotto poco più di un secolo prima, fu usata a Roma come orologio fino al 1846, quando il compito di scandire le ore nella capitale fu affidato al cannone del Gianicolo. Ma è la seconda la vera rarità: orientata verso nord, con le sue 17 ellissi concentriche permette di seguire sul pavimento della basilica il movimento della stella polare introno al polo Nord.
Qualche passo a sinistra di S. Maria degli Angeli, attraversata via Cernaia, c'è un altro ambiente delle Terme di Diocleziano che ha conservato fino ai giorni nostri il suo aspetto originario: è l'aula ottagonale conosciuta anche come PLANETARIUM, che oggi ospita una delle sedi del Museo Nazionale Romano. La sede principale si trova pochi metri più in là, verso la stazione Termini: è il Palazzo Massimo, che da qualche tempo ha "scippato" al Planetario la sua attrazione principale, la Statua del pugile, una delle più straordinarie e commoventi sculture dell'antichità. Se alzate lo sguardo nella piazza antistante, semi-nascosta dai gazebo di un mercatino e dalle auto in sosta, vedrete spuntare una colonna alla cui sommità è posta un'imbarcazione in bronzo. La colonna è antica, la scultura è del 1956 ed è stata realizzata per suggellare il gemellaggio con la città di Parigi, di cui la caravella con le vele gonfiate dal vento è il simbolo (la strada che si diparte dalla piazza si chiama non a caso "via Parigi"). Chi si trovasse a Parigi e volesse andare a vedere come la capitale francese ha ricambiato la cortesia, non ha che da recarsi in place Paul Painlevé, tra la Sorbona e il Museo di Cluny: troverà una statua della lupa capitolina intenta ad allattare Romolo e Remo nel bel mezzo del Quartiere Latino!
Continuando la passeggiata verso sinistra, ci si imbatte nell'altro monumentale Mosè di Roma, meno famoso di quello michelangiolesco, ma forse più familiare, almeno ai molti automobilisti perennemente in coda ai semafori di largo S. Susanna e piazza S. Bernardo: è il Mosè della FONTANA DELL'ACQUA FELICE. Il nome deriva dal committente dell'opera, il papa Felice Peretti, passato alla storia come Pio V, o anche come il "papa urbanista", per come le sue intuizioni architettoniche hanno ridisegnato e segnato indelebilmente l'aspetto della città. Meno felice è sembrata invece la mano dell'artista, almeno agli occhi dei romani, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione per infierire, nel già impietoso confronto con il profeta biblico scolpito da Michelangelo: quello della fontana è stato infatti ribattezzato "il Mosè ridicolo", ed è diventato oggetto di feroci "pasquinate" (i poemetti dissacranti che mettevano in ridicolo i personaggi più in vista della città). Del resto, la statua fa storcere il naso anche ai filologi, disposti magari a perdonare qualche grossolanità artistica, ma non il fatto di aver ritratto il profeta nell'atto di dividere le acque del Mar Rosso tenendo in mano le Tavole della Legge: nel racconto biblico i dieci comandamenti gli saranno infatti consegnati solo dopo la fuga dall'Egitto.
DOVE | via Montebello |
GIORNI DI APERTURA | Lunedì - Sabato |
ORARIO | 7:00 - 15:00 |
PARCHEGGIO | difficile |
METRO | A, B (fermata Termini) |