Mercato Casilino (o del Pigneto)

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icona-alimentareLa lunga via pedonale che attraversa il Pigneto ha ospitato da tempi lontani il mercato all'aperto Casilino, un vero punto di riferimento per un quartiere in grande trasformazione. Oggi ci convivono anziani proprietari, giovani lavoratori e studenti in affitto, extracomunitari, famiglie. E anche il mercato rispecchia questa grande diversità.

Tra i banchi del mercato

"Io sto qui da tanto tempo, il banco l'ho ereditato da mia madre, che lo aveva già prima della guerra – racconta Gianfranco, uno dei commercianti storici del Pigneto – Negli anni il mercato è cambiato molto, eravamo 140 banchi, 7 solo di pesce e uno specializzato in frutti di mare. Pescivendolo sono rimasto soltanto io e in tutto siamo 18. Un tempo tutta la pedonale era fitta di bancarelle, oggi invece..."
07Oggi invece i 175 metri della via del Pigneto hanno avuto una ristrutturazione con panchine in legno e nuova pavimentazione, con spazi mobili che permettono una maggiore pulizia. Sono in prevalenza banchi di frutta e verdura, ma anche qualche bancarella di non alimentare: tovaglie, tende, casalinghi e poi i box fissi. Oltre alla pescheria di Gianfranco, la macelleria, la pizzicheria.
12Eppure si vede che per molti "bancaroli" questo mercato è vera passione. Come per Francesco, coltivatore diretto da Fondi che non ha mai rinunciato ad esserci insieme alla sua frutta e verdura sulla pedonale del Pigneto. Neppure quando era militare a Torino. "Lavoravo in infermeria – ricorda – e quindi ero libero tutti i fine settimana. Partivo da Porta Nuova il venerdì sera, arrivavo a Roma alle quattro del mattino e riuscivo ad essere al mercato prima di mia madre che partiva da Fondi e arrivava alle cinque. Per tutto il giorno l'aiutavo, la sera del sabato dormivo a Fondi e poi la domenica ripartivo per Torino. Lo facevo perché avevo vent'anni naturalmente, ma anche perché il mercato era la mia passione. Ora continuo ma sono solo; i figli, la moglie non riescono a tenere questo ritmo così stancante".

Il paese di Alice

"Al mercato del Pigneto ci sono stata fin da quando ero piccola piccola. Perché vicino al mercato c'è un cinema dove possono andare i bimbi piccoli piccoli con le loro mamme. Il volume è più basso, le luci soffuse, se si piange nessuno ti dice "shhhhhh!" e c'è persino un fasciatoio. Lo chiamano il cinemamme.09
La prima volta che ci sono andata avevo tre settimane, non ricordo nulla del film. Invece mi ricordo il mercato anche se faceva un gran freddo e tutti i commercianti avevano cappelli di lana calati sugli occhi. Prima di entrare al calduccio del cinema mia mamma mi ha portato a fare un giro al mercato e io ero bella imbacuccata dentro la mia carrozzina e guardavo le arance, le mele, i broccoli, il pesce sui banchi e mi sembrava un film bellissimo".

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IL CONSIGLIO DI ALICE
Al Pigneto c'è un posto che è proprio adatto a noi bambini... e anche ai nostri genitori. E' un ristorante ma è anche un po' un parco giochi e ha un bel giardino che in primavera ed estate è pieno di bambini. Si chiama Rosti e mia mamma mi ha spiegato che una volta era un'officina meccanica cioé un posto dove aggiustavano le macchine.
A me piace perché c'è un piccolo orto dove vedere crescere le piante, il dindalon e una paperella a molla e perché hanno un menù speciale per noi (che si chiama Bimbomenù più chiaro di così) con le cose che ci piacciono: mini hamburger, succhi di frutta... Ma la cosa che mi piace di più in assoluto sono i giochi che organizzano le Moscerine che sono delle ragazze che vengono apposta per farci divertire, in tarda primavera estate e soprattutto per il brunch della domenica. Mi hanno detto che organizzano anche dei corsi di cucina... prima o poi devo andare a provarli.

Quattro passi più in là

Il Pigneto è una delle tante città nella città che Roma offre a chi la vuole conoscere a fondo. Un piccolo borgo dalla spiccata identità, con le sue case basse, le sue isole pedonali, e il forte senso di comunità che le attraversa. Anche ora che è di gran moda, il quartiere è riuscito a mantenere la sua anima proletaria. In questo triangolo di strade tra la Casilina e la Prenestina, abitavano infatti gli operai impiegati negli stabilimenti di quella che un tempo era un'importante area industriale di Roma. Qui sorgevano il primo deposito di tram (prima a cavallo, poi elettrici) della città, i capannoni della Snia Viscosa (oggi occupati da un vivace centro sociale) e quelli della Pantanella, un tempo il primo pastificio industriale d'Europa, oggi sede di uffici e appartamenti privati.
Uno spirito operaio, e anche tenacemente antifascista, forgiato dai bombardamenti del 1943 e tenuto in vita da numerose iniziative culturali: tra le più importanti, il "Percorso della Memoria", che ricorda gli abitanti del quartiere deportati a Mauthausen o uccisi alle Fosse Ardeatine. Ironia (e rivincita) della toponomastica, una delle strade su cui si snoda il percorso, l'attuale via Fortebraccio, durante il ventennio era intitolata a Benito Mussolini. Ma c'è un terzo spirito che aleggia tra le vie del Pigneto, e si fonde con gli altri: è quello del cinema.

E allora non si può non citare un locale che forse più di tutti rappresenta il cuore del quartiere; è ilnecci BAR NECCI, in via Fanfulla da Lodi. Fondato nel 1924 da Enrico – morto nel '43 sotto le bombe anglo-americane – il locale diventerà ritrovo d'elezione di Pier Paolo Pasolini, e sarà consacrato dal suo debutto come regista: "Accattone". Tra l'aprile e il luglio del 1961, le strade intorno al Necci fecero da set per le vicende di questi "ragazzi di vita", mentre le quattro pareti del bar fecero da ufficio casting: è qui che Pasolini sceglieva gli attori – tutti presi dalla strada – per il suo film.

Ma il "debutto" cinematografico di questa borgata risale al 1945, quando a guerra ancora in corso Roberto Rossellini girava uno dei suoi capolavori: "Roma città aperta". E la scena più famosa del film – e una delle più celebri ed emozionanti della storia del cinema italiano – si svolge in VIA RAIMONDO MONTECUCCOLI. E' su questo selciato che la popolana Pina, interpretata da un'indimenticabile Anna Magnani, viene falciata da una raffica di mitra mentre rincorre il camion dei nazisti che sta portando via suo marito, dopo una retata. In via Montecuccoli (tornata tristemente alla ribalta delle cronache per la scoperta nel 2003 di un covo delle nuove Brigate Rosse, responsabili degli omicidi dei giuslavoristi Marco Biagi e Massimo D'Antona) pare abbia abitato negli anni '60 anche Lucio Battisti, che in "Pensieri e parole" aveva cantato il "mondo tutto chiuso in una via" e un "cinema di periferia". La notizia la apprendiamo proprio dal sito di quello che potrebbe essere il cinema cantato da Battisti: il Nuovo Cinema Aquila, una sala confiscata alla criminalità organizzata nel 1998 e riportata a nuova vita da una cooperativa sociale che ha introdotto a Roma – tra le varie iniziative – anche le matinée dedicate alle neo-mamme e ai loro piccoli.

E nel quartiere non mancano le attenzioni, e le attrazioni, per i bambini. Tra tutte, spicca il MUSEO DELLA MEMORIA GIOCOSA, altrimenti noto come Museo Storico Didattico di Giochi e Giocattoli del Novecento. Nei 300 metri quadri di questo edificio in via Vincenzo Coronelli sono raccolti più di 2.500 giocattoli, costruiti tra il 1920 e il 1960. Ognuno di loro potrebbe raccontare infinite storie; noi ci limitiamo a ricordare la storia del padre di questo vero e proprio paese dei balocchi, Fritz Billig Hoenisberg. Ebreo viennese costretto a riparare a New York all'avvento del nazismo, Billig riuscì a portare con sé la sua collezione di giocattoli. E continuò a coltivare questa passione anche dall'altra parte dell'oceano, non soltanto per spirito ludico, ma spinto da una profonda motivazione ideale che era solito riassumere con questo motto: "Quando giocano, tutti i bambini del mondo sono uguali". Alla sua morte il testimone è passato alla figlia Lisa, che insieme al marito Franco Palmieri nel 1979 ha dato vita al museo, unico nel suo genere a Roma. Camminare tra i modellini, i fumetti e le bambole d'epoca è come intraprendere un viaggio lungo il Novecento. Quando al mezzo di trasporto, c'è solo l'imbarazzo della scelta: dalle accuratissime automobiline alla fedele riproduzione del dirigibile Hindenburg, fino al vero pezzo forte della collezione: un paesaggio ferroviario di 25 metri quadri in scala 1:43, realizzato nel 1937.

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