Biomercato in Certosa

Da qualche mese nell'area di fronte alla vineria Churmo cui fa riferimento il gas (gruppo di acquisto solidale) di quartiere in un piccolo spazio denominato, un po' pomposamente, Parco della Certosa il primo sabato del mese si svolge il biomercato in Certosa, frequentato principalmente dai produttori che forniscono il gas ma non solo.

Tra i banchi del mercato

Tra i più attivi Federico che rifornisce con ortaggi e frutta di stagione e Massimo, produttore di agrumi nella Piana di Sibari in Calabria e sociologo rurale a Roma, che racconta: “l'idea del mercato nasce dal gruppo di acquisto solidale e dalla volontà di organizzare una serie di iniziative intorno a questo spazio. Oltre al gas e al mercato organizziamo pranzi aperti a tutti i residenti e ai loro amici, laboratori per bambini e vorremmo presto far partire anche l'orto. Il nostro intento è coinvolgere l'intero quartiere”.
11Oltre a Federico che porta al mercato frutta e verdura ma anche olio, marmellate e miele ci sono: Fabio con la mamma Maria (sulla Flaminia): “Se abbiamo dieci uova portiamo dieci uova, se ne abbiamo sei sei poi c'è il formaggio, i salumi e gli ortaggi a seconda della stagione”; Maria Elena che produce principalmente zafferano e nocciole a Ronciglione in provincia di Viterbo “vorrei trasformarla al più presto in una fattoria didattica, al momento allevo asini e organizzo passeggiate con loro”, Alessandra che col fratello si divide fra un paio di mercati, arriva affannata a metà mattinata ma con i suoi ortaggi, le uova e le conserve offre un'interessante alternativa. 
Storia a parte è poi quella di Youssouf e del progetto di micro reddito yogurt Barikamà. Cominciamo dal nome dello yogurt: “è una parola della lingua bambara che si parla in Mali da dove vengo io e altri cinque paesi dell'Africa orientale e vuol dire resistente”. Youssouf nel 2010 era a Rosarno dove lavorava come bracciante “la 9nostra condizione era di assoluto sfruttamento e siamo venuti via, alcuni di noi che si sono ritrovati a Roma hanno creato un gruppo “lavoratori africani di Rosarno” e grazie all'aiuto di una ragazza italiana che realizzava questo yogurt abbiamo cominciato la produzione. All'inizio eravamo in due a produrre 15 litri di latte a settimana e lo facevamo a mano, ma adesso siamo in sei e ne facciamo quasi 200 in accordo con il caseificio di Martignano. Il latte biologico che utilizziamo viene da Castel di Nepi”. Per ora lo yogurt è, oltre che buonissimo, solo bianco e intero ma Youssouf ci racconta che c'è il progetto di realizzare anche yogurt alla frutta dal momento che attorno al caseificio di Martignano c'è la possibilità di impiantare un orto.

Il paese di Alice

“Quando sono stata al Biomercato in Certosa devo ammetterlo l'ultima cosa che ho preso in considerazione è stato il mercato. Tutto intorno ai banchi di frutta, verdura, formaggi, salumi c'erano tante cose che attiravano la mia attenzione. Innanzitutto il parco giochi. Piccolo per carità: uno scivolo, un'altalena, una giostrina piazzate sul solito pavimento morbido morbido che se caschi 12non ti sfracelli, però già il fatto di fare un mercatino accanto ad un parco giochi mi è sembrata una cosa fantastica... Poi le tagliatelle. Ma quando mai capita di andare al mercato e trovare una signora che lì accanto fa le tagliatelle con le uova fresche e biologiche e la macchinetta con la maniglia che non solo ti dice... “vieni, vieni a guardare”, ma alla fine ti fa pure girare la maniglia? Anzi a dirla tutta alla fine, fine te le mangi proprio quelle tagliatelle. Piene di buon sugo al pomodoro e allora sapete come è andata? Prima ho giocato tanto al parco giochi, poi mi sono mangiata un grosso piatto di tagliatelle al sugo e poi quando mi sono ricordata del mercato era ora di andare via... ma la prossima volta state certi che al Biomercato in Certosa mi ci faccio riportare”.

Quattro passi più in là

Il mercato di Parco della Certosa si trova in un'enclave incastrata tra l'antica ferrovia Roma-Cassino-Napoli e il trenino Roma-Giardinetti, tra l'acquedotto imperiale Alessandrino e quello rinascimentale dell'Acqua Felice, tra la via Casilina e il Mandrione. Non più Pigneto e non ancora Tor Pignattara, questo villaggio fatto di case basse dalle facciate colorate e di marciapiedi dalle aiuole ben curate ospita una delle più note trattorie romane, Betto e Mery, e una serie di nuovi e interessanti locali. Dopo una buona mangiata, allora, è il caso dedicarsi a una bella passeggiata lungo gli archi del monumento che è al tempo spesso simbolo e confine di questa parte di Roma: l'ACQUEDOTTO FELICE. E così, ancora una volta dobbiamo occuparci di Felice Peretti, meglio noto come Sisto V, il papa urbanista che nel XVI secolo ridisegnò la Città Eterna donandole nuovo splendore. Sì, perché l'acquedotto che il pontefice fece costruire nel 1585, in parte utilizzando il tracciato e i materiali dell'antico acquedotto Marcio, è stato il primo a essere edificato dopo la caduta dell'Impero romano, a più di mille anni di distanza dall'ultima opera del genere. E poco importa se la destinazione finale era ad uso strettamente privato (l'acquedotto riforniva villa Peretti, la maestosa residenza del papa che dominava l'attuale area della stazione Termini): quel che resta oggi è un gigante che – attraversando ferrovie e palazzi e fondendosi il nuovo contesto urbano – disegna uno skyline suggestivo e a tratti surreale come forse solo a Roma se ne possono incontrare.

Parallela a questi archi - dove negli anni '40 sono spuntati gli orti di guerra (che ancora oggi sopravvivono grazie a un comitato di quartiere) e le baracche degli sfollati dai bombardamenti, dove convivevano piccoli artigiani, zingari e prostitute – corre via del Mandrione, uno dei luoghi pasoliniani della capitale. Qui il poeta amava passeggiare alla ricerca di un'umanità più feroce ma al tempo stesso più autentica, sopravissuta alle macerie della guerra per finire espulsa dal cuore della città ed emarginata nelle sue vaste periferie. E dalla seconda guerra mondiale vengono alcuni dei più bizzarri articoli in vendita da MAGISTRI: formalmente sarebbe un negozio di materiale elettrotecnico, in pratica è un antro delle meraviglie dove si possono trovare elmetti e maschere anti-gas, pezzi di aerei a reazione e di locomotive, telefoni da campo usati nelle trincee e fari di carrarmato. Un assortimento che ha fatto guadagnare a Magistri la citazione in una guida sulla “Roma insolita” pubblicata in Francia prima ancora che da noi.

L'impatto a tratti surreale di una visita a Magistri ne è un indizio: passeggiare lungo via del Mandrione, più che far pensare a Pasolini, al giorno d'oggi può essere un'esperienza felliniana. Difficile infatti raccontare con un aggettivo migliore lo stupore di imbattersi improvvisamente nel marmoreo biancheggiare in un Colosseo in scala ridotta, nella statua di una Venere o nel busto di un imperatore, in una Bocca della Verità rotolata fin quaggiù chissà come, o in un Bronzo di Riace che sembra non ritrovare la strada di casa. All'ombra dell'acquedotto e sotto i nostri occhi sembra spuntare dal nulla una succursale segreta di Cinecittà, la scenografia abbandonata di un vecchio peplum, o il sogno kitsch di uno strampalato collezionista. E la risposta è che, sì, è un po' di tutto questo, e anche qualcosa di più. E' la FABBRICA DI ROMA ANTICA, specializzata in sculture in marmocemento. Una fabbrica di stupore, per il flaneur che vi si imbatte per caso. Una metafora della città, per chi ha propensione a filosofeggiare: di questa Roma orgogliosa del passato ma incapace di non prendersi in giro, maestosa e pacchiana, iperrealista e irreale.

Galleria fotografica

 

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DOVE

Parco della Certosa,

via Galeazzo Alessi 122

GIORNI DI APERTURA due sabati al mese
ORARIO

10 – tramonto (in estate il pomeriggio, in inverno la mattina)

PARCHEGGIO nelle vie adiacenti
AUTOBUS da Termini Giardinetti
INFO contattare il Churmo 06/83903907